Cos’è il “fattore d’uso” e come viene gestito in EC710?

Nella norma UNI 10200:2018, nel caso in cui il servizio di riscaldamento sia caratterizzato da contabilizzazione indiretta (ad es. “ripartitori”), è previsto che la stima del consumo involontario (dispersione di rete) sia influenzata anche dal grado di utilizzo del servizio centralizzato; è probabile infatti che nel condominio il servizio non sia utilizzato a pieno, ad esempio per effetto di una occupazione non completa o saltuaria degli ambienti.

A tale scopo la norma introduce il concetto di “fattore d’uso” (fH,uso) da valutarsi in ogni singola stagione, definito come il rapporto fra il calore utile totale realmente immesso durante quest’ultima nel servizio di riscaldamento e il suo corrispondente valore teorico valutato dal progettista in condizioni di “piena occupazione”. Il valore teorico suddetto proviene dalla valutazione prestazionale del sistema edificio-impianto (elaborata in modalità A3) effettuata dal progettista e, all’interno di EC710, corrisponde di fatto alla somma dei due dati teorici “Q gen,out” e “Q sol,out” indicati in figura (nel caso più generale in cui sia presente anche un contributo “rinnovabile” da impianto solare termico):

 

EC710 230 01

 

Il fattore d’uso (fH,uso) così valutato, unitamente alla frazione del consumo involontario a piena occupazione (f*H,idr,inv) fornita dal progettista, viene successivamente introdotto nella seguente formula al fine di ottenere la frazione del consumo involontario “effettiva” (fH,idr,inv), da utilizzare nei calcoli della ripartizione della stagione specifica. In questo modo si produce di fatto un “adeguamento” della stima della dispersione di rete in funzione del reale grado di utilizzo del servizio:

fH,idr,inv = 1 - [(1 - f*H,idr,inv) / 0,8] x fH,uso          (valida per 0 < fH,uso < 0,8)

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